Le vesti di Giuda – Coniugazioni del sublime III (per fisarmonica da concerto)
Il brano è stato ispirato da un passaggio della Partita di Vladislav Zolotarëv. Un passaggio che mi è rimasto impresso e che definirei, semplicemente, sublime. Da ciò, appunto, il titolo Coniugazioni del sublime. Il frammento è sviluppato nei propri spettri armonici, opportunamente filtrati, e dà l’avvio a un periodare costruito su suoni che rappresentano gli armonici del frammento stesso.
Il brano è stato ispirato da un passaggio della Partita di Vladislav Zolotarëv. Un passaggio che mi è rimasto impresso e che definirei, semplicemente, sublime. Da ciò, appunto, il titolo Coniugazioni del sublime. Il frammento è sviluppato nei propri spettri armonici, opportunamente filtrati, e dà l’avvio a un periodare costruito su suoni che rappresentano gli armonici del frammento stesso. La costruzione è, parzialmente, di natura intuitiva, poiché deriva da un’improvvisazione sul materiale ottenuto; quest’ultima è poi opportunamente estesa. L’improvvisare libera sicuramente dell’energia psichica e in essa riaffiorano momenti del nostro vissuto; Le vesti di Giuda, locuzione che accompagna il titolo, si riferisce infatti ad un episodio occorsomi qualche anno fa e che trova nello sviluppo del brano una propria sotterranea collocazione, ne modella i contorni, trova un proprio crescendo, ad esempio, con una drammaturgia che si fa dapprima luminosa, poi più cupa, simile alla figura di Giuda, personaggio ambiguo (affabile, apparentemente, quanto meschino, in verità); il crescendo si articola in modo ondulatorio, con ondate che vanno poi spegnendosi verso la fine del brano. In due parole, la direzionalità della composizione ha avuto dunque un percorso inconscio, nel quale ritrovo atteggiamenti autobiografici. La composizione sfrutta principalmente una delle articolazioni sonore topiche della fisarmonica, dal punto di vista dello strumento, cioè l’oscillazione dell’intensità del suono, che il mantice può condurre con il carisma proprio della fisarmonica, appunto. L’intensità del suono può variare, prodursi più o meno velocemente, più o meno definita, frantumarsi nel vibrato pianissimo, ad esempio, o frastagliarsi nell’oscillazione ritmica del mantice, più corposa, il cosiddetto bellows shake. L’uso dei registri è affidato all’interprete, volutamente, in modo che diversi esecutori trovino in questo brano sonorità diverse, cioè il proprio suono, il proprio Giuda.