Kunst & Fuga – Libro terzo – Exit

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Kunst&Fuga: un solo titolo per i quattro volumi in cui Salvatore Di Gesualdo condivide non solo parte del suo studio sull’Arte della Fuga di Johann Sebastian Bach, ma la genesi del suo lavoro, il suo pensiero, il processo di creazione della concezione di fisarmonica da concerto, l’esperienza di musico che incrocia le radici con la sua vicenda di uomo.

Kunst&Fuga: un solo titolo per i quattro volumi in cui Salvatore Di Gesualdo condivide non solo parte del suo studio sull’Arte della Fuga di Johann Sebastian Bach, ma la genesi del suo lavoro, il suo pensiero, il processo di creazione della concezione di fisarmonica da concerto, l’esperienza di musico che incrocia le radici con la sua vicenda di uomo.

 

La figura artistica vista da Leonardo Pinzauti (1977)
Salvatore di Gesualdo, oggi il più famoso fisarmonicista italiano, è anche un “caso” nel mondo concertistico internazionale; perché con lui uno degli strumenti più popolari, finora incapace di inserirsi a pieno titolo, con una precisa autonomia, nella numerosa famiglia degli “arnesi” della musica colta, è entrato a far parte non soltanto del patrimonio espressivo e sperimentale della musica contemporanea, ma sta facendo risorgere tutto un antico repertorio per ”strumenti da tasto“, evocando le suggestioni legate all’uso degli organi portativi e riscattando così, con una letteratura musicale spesso nobilissima e “reservata”, il cliché stereotipato di uno strumento finora condannato ad una specie di ghetto culturale in cui gli echi della grande arte o non giungono affatto, oppure sono travisati in modo falsamente popolaresco e commercialistico. È stata senza dubbio una fatica molto dura quella di di Gesualdo, oggi concertista affermato ed insegnante di conservatorio. Anche lui, come tanti altri, si avvicinò alla fisarmonica con la disperata volontà di espressione di chi è nato in un ambiente culturale defilato rispetto ai grandi centri della musica e, avendo scelto la fisarmonica, dovette ben presto accorgersi di quanto fosse difficile la sua volontà di riscatto di uno strumento non “nobile”, con un repertorio di incerti confini, e quasi condannato a restare nell’ambito della musica popolare e popolaresca. Difatti, a differenza dei suoi colleghi violinisti o pianisti, di Gesualdo non ebbe nemmeno un vero e proprio debutto; perché molti ritenevano che non potesse esserci concertismo di sorta con uno strumento come la fisarmonica, adatto tutt’al più a prove di bravura dopolavoristica, e insomma da dilettanti, anche se talvolta bravissimi. E in molti ambienti, le resistenze alla fisarmonica di di Gesualdo (anche dopo che egli aveva apportato al suo strumento prediletto quelle innovazioni tecnologiche che lo hanno reso più ricco e più libero), non furono minori di quelle in cui potrebbe imbattersi oggi un virtuoso di armonica, cioè di quello stravagante strumento, costituito da una ventina di coppe di cristallo di diverso diametro, che si suona strofinando le dita leggermente umide sul bordo di esse. Ma almeno l’armonica potrebbe vantare di aver suscitato l’interesse di Mozart e di Beethoven; il che non è accaduto, invece, con la fisarmonica, lo strumento che deve proprio a di Gesualdo una nuova vita e che, d’ora in poi, si apre alla fantasia di lui e dei compositori del Novecento. Ma quel che più colpisce nel concertismo di Salvatore di Gesualdo è la consapevolezza dei testi originali: ascoltare le sue interpretazioni di antiche pagine di Francesco Landino, Claudio Merulo, William Byrd, Girolamo Frescobaldi e Bernardo Pasquini – qui raccolte fra le innumerevoli che costituiscono il suo repertorio – non è prender contatto con una “trascrizione”, più o meno distorcente e condizionata da esigenze di carattere pratico. La cultura di di Gesualdo evita a queste grandi pagine di apparire diverse dalla loro più intima sostanza: la “rigenerazione “, per così dire, avviene nelle voci della fisarmonica, che umilmente, ma con grande nobiltà, recupera il terreno perduto e si carica di un forte e suggestivo potere di allusioni in cui si rispettano le proporzioni delle strutture originarie. Né questo, però, è il solo campo in cui la “nuova” fisarmonica viene impegnata: diventata quasi all’improvviso strumento da concerto, la fisarmonica di Salvatore di Gesualdo offre nuove possibilità di espressione alla musica del nostro tempo, e non è qui meno sorprendente di quando affronta l’antico repertorio. È come se avesse scoperto, di fatto, in uno strumento casalingo ma ormai senza segreti, un nuovo modo di ricostruire un’orchestra personale, libera in una gamma imprevedibile di possibilità timbriche e dinamiche. Di qui, in sostanza, l’ammirazione che l’illustre fisarmonicista suscita ormai negli ambienti più diversi e fra i personaggi più in vista del mondo della musica. Ma di qui anche il suo orgoglio di artista e di uomo, consapevole di potersi collegare al passato e al presente della musica attraverso i suoni di uno strumento povero di tradizioni illustri, eppur capace ormai di vendicarsi, dopo essersi impadronito, con finezza di gusto e senza complessi di inferiorità, di nobili e sofisticati documenti della poesia musicale.

Leonardo Pinzauti, 1977

 

 

Salvatore di Gesualdo (Fossa – AQ, 11 aprile 1940 – Firenze, 30 marzo 2012). Ha vissuto per i primi 28 anni a Cansano, un piccolo paese in Abruzzo, studiando fisarmonica da autodidatta (il padre era un musicista dilettante).Ha vinto nel 1962 il XXII° Trofeo Mondiale di Fisarmonica a Salisburgo. Inizia, da qui, la “crisi” di studio e di isolamento che doveva portare la ”sua” fisarmonica a diventare, a parere unanime, strumento d’arte. Diploma di musica e direzione corale (’67) al Conservatorio “Rossini” di Pesaro, diploma di composizione (’70) con Boris Porena; studi di direzione d’orchestra con Franco Ferrara al “Santa Cecilia” di Roma. Ha insegnato composizione per la didattica al Consevatorio “Cherubini” di Firenze. Come concertista di fisarmonica classica ha tenuto più di 600 concerti e, secondo musicisti e critica internazionale, ha imposto un nuovo corso alla storia della fisarmonica. Oltre che in Italia, la sua attività musicale si è svolta con concerti e seminari in Europa, Medio Oriente e Stati Uniti. È stato il primo fisarmonicista a dare concerti per enti, festival e società di musica classica e stazioni radiotelevisive (“Nordic House” e “Teatro Nazionale” di Reykjavik, “Sibelius Academy” e “Ny Musikk” di Oslo, “Accademia reale” di Copenaghen, “Lisinski Hall” di Zagabria, “Tel Aviv Museum”, “Gerusalemme Wise Auditorium”, ad Haifa, in teatri di Atene e Rodi, “Spoleto Festival”, “Estate Fiesolana”, “Settembre Torinese”, “Teatro comunale” di Firenze…). Primo concertista della Rai-Tv italiana e “Premio Apollo Musagete ” nel 1985. Ha scritto numerose composizioni per pianoforte e per orchestra da camera; per fisarmonica: Improvvisazione n° 1, 2, 3, Epitaffio n° 1 e n° 2, un lavoro multimediale, Moduli (per f., computer-music, materiali visuali e danza) e Musica pro Guido, in occasione del Millenario di Guido Monaco. Ha elaborato materiale teorico didattico e trascrizioni dalla letteratura da tasto ed ha curato la voce “Fisarmonica” nel Nuovo Dizionario dell’UTET. Ha formato e diretto la “Scuola Superiore di Fisarmonica classica”, con seminari e corsi a Firenze, Arezzo e Talla. Ha eseguito la sua trascrizione integrale de “L’Arte della fuga” di Bach (Concerti monografici in TV, Centenario commemorativo di Bach a RAI e TV, Tele-Montecarlo, RAI 3 TV…). Per ottenere prestazioni ottimali ha progettato la fisarmonica da concerto “V1 SdG”. Gli anni Novanta lo vedono attivo anche come pittore e grafico. Nel 2008 esce il Primo Libro di Kunst & Fuga, a cui fa seguito il Libro terzo (Exit) nel 2009 e nel 2011 il Libro Quarto (Schegge). Il Libro secondo rimane in attesa di pubblicazione. Nel 2004 interpreta l’intera Arte della Fuga all’Auditorio della Vallisa a Bari. Nel 2011 da un concerto alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze per la Settimana della Musica Sacra e, successivamente, un importante concerto alla Sala Grande della Philarmonija di Kiev in Ucraina, seguito da un seminario presso il Conservatorio Pyotr Ilyich Tchaikovsky. A gennaio 2012 è invitato dagli Amici della Musica di Trapani per un concerto che sancisce i cinquant’anni della sua attività concertistica.