No jazz – omaggio a Natalino Otto

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“Quando ho ascoltato per la prima volta i brani di Natalino Otto mi è parso di ripercorrere una strada nota: forse non ne avevo una memoria nitida, ma quei pezzi mi erano familiari. Li avevo forse ascoltati da piccolo, e certamente toccavano dei tasti della mia storia musicale, segnando la direzione della mia ricerca artistica”.

“Quando ho ascoltato per la prima volta i brani di Natalino Otto mi è parso di ripercorrere una strada nota: forse non ne avevo una memoria nitida, ma quei pezzi mi erano familiari. Li avevo forse ascoltati da piccolo, e certamente toccavano dei tasti della mia storia musicale, segnando la direzione della mia ricerca artistica”.

“Mi chiesi chi fossero i nostri Frank Sinatra, Count Basie, Nat King Cole, Duke Ellington. E la ricerca mi portò presto a scoprire Natalino Otto, Gorni Kramer, Pippo Barzizza e gli altri pionieri dello Swing in Italia.
Da lì non ho smesso di scoprire sempre nuovi tasselli di una strada che va dai ritmi dell’Africa a Gershwin alla melodia italiana sincopata, seguendo il filo di quel Fascinating Rhythm”.

“Natalino Otto, Gorni Kramer, Pippo Barzizza erano grandi musicisti, ma anche abili maestri della parola: seppero portare in Italia la musica nera con un abile uso dei sinonimi, ad eludere la censura del tempo.
Il ritmo sincopato era lo Swing, e del Jazz, come tale, si faceva raramente menzione, i blues erano tristezze.
Fui subito affascinato dall’arguzia che farciva il loro talento artistico”.

“Quando i fratelli Gershwin scrivevano la storia del Jazz, cosa succedeva in Italia? Una ricerca che mi ha donato grandi emozioni e sorprese. Così ho conosciuto Natalino Otto, ed ho deciso senza esitazione di dirigere la mia musica nella rotta tra Genova e New York, in un continuo e swingante scambio che ricorda le tante traversate che Natalino compì sui transatlantici, portando da noi il germe del ritmo sincopato”.